Cala il mercato italiano dell’auto, ma la ripresa è possibile
Le immatricolazioni italiane chiuderanno il 2011 a 1,8 milioni. Secondo le nuove previsioni di PwC Autofacts, equipe di ricercatori internazionali appartenente a un network di dodici centri automotive, il dato è associato a quello europeo che dovrebbe archiviare l’anno in corso con 13,7 milioni di autonuove immatricolate (in calo dello 0,6% sull’anno scorso) con l’avvertenza delle difficoltà comunque esistenti per raggiungere tale previsione.
Per quanto riguarda la produzione nel nostro Paese, si attendono le mosse del Gruppo Fiat e, in particolare, di ciò che accadrà riguardo agli annunci fatti nell’ambito del progetto Fabrica Italia: la sorte delle nuove autosuv – a firma Alfa Romeo e Jeep di Mirafiori – e degli altri modelli a valore aggiunto, quali la nuova Maserati (nel segmento E) e la 4C. Il responsabile di PwC Automotive Institute-Autofacts, Giorgio Elefante, in un’intervista rilasciata alla Reuters, ribadisce come la domanda privata stia continuando a soffrire subendo gli incrementi dei tassi d’interesse e del costo dei carburanti alla pompa.
La stima dell’istituto internazionale di ricerca, relativa alla produzione di auto in Italia, prevede un calo nel secondo semestre del 10,1% – rispetto agli ultimi sei mesi del 2010 – chiudendo in flessione l’anno del 6,4%. Notizie positive, invece, riguardano le previsioni per il 2012 e il 2013 con previsioni di balzi in avanti del 28% e del 20%. Ma sul fronte delle previsioni c’è anche chi è più ottimista. Il Centro Studi Promotor GL Events prevede una chiusura del 2011 a 1.960.000. Cause di questa ripresa potrebbero essere la domanda di sostituzione delle tantissime auto immatricolate nell’anno record 2007 (2.493.106 vendite) e, inoltre, le novità in arrivo sul mercato, la ripresa già cominciata dell’auto aziendale e, da parte delle case auto, una politica aggressiva dovuta alla volontà di difendere le posizioni acquisite in un mercato senz’altro difficile e molto competitivo. Arbitro della vicenda sarà il Pil, il principale fattore di crescita da tenere d’occhio.