Fiat 500 story (prima parte)

Davide Bernasconi
  • Giornalista
16/12/2008

Inauguriamo questa categoria con un classico del made in italy la Fiat 500.
Nel primo dopoguerra la FIAT era governata da Vittorio Valletta, cui era affidato il compito di motorizzare la nuova Italia repubblicana; ma il progetto “Topolino” nato negli anni 30 e gia scarsamente innovativo, negli anni ’50 era piu che mai superato.
La diminuzione delle vendite ed il basso numero di vetture esportate, contribuì a far capire alla dirigenza aziendale la necessità di costruire una vettura più moderna ed economica.
Valletta, quindi, incarica Dante Giacosa di realizzare la nuova vettura, compito non facile dato che l’azienda aveva disponibilità economiche veramente modeste, sia per i motivi già detti, sia per i bombardamenti che l’avevano pesantemente colpita. Inoltre, occorre considerare che tecnici del calibro di Faccioli, Zerbi e Fessia erano ormai un lontano ricordo.
L’idea sulla quale gettare le basi per lavorare arriva inaspettatamente da Hans Peter Bauhof, un giovane impiegato tedesco alla Deutsche-Fiat di Heilbronn che, nel 1953, invia alla casa di Torino i disegni di una piccola vetturetta due posti, ispirata nelle forme al celebre Maggiolino, con motore due tempi. Rispetto al Maggiolino il volume è la metà e anche il numero dei posti all’interno dell’abitacolo: due anziché quattro. La nuova nata sara’ a trazione e motore posteriori.
Esaminando il progetto di Bauhof  come prima cosa viene bocciato il motore. Il disegno della carrozzeria, però piace e lo schema tecnico è ottimale per ottenere un basso costo di produzione. Vengono allestiti i primi prototipi e contemporaneamente, inizia la progettazione del nuovo motore.
I tempi necessari per la progettazione e la messa in produzione del nuovo motore sono incompatibili con l’urgenza aziendale di immettere un nuovo modello sul mercato. Motivo per per il quale mentre la progettazione della futura “500” prosegue, Giacosa utilizza i medesimi schemi e linee base per realizzare un’automobile che possa utilizzare una motore a quattro cilindri, nasce così la “600” un ibrido tra passato e futuro, che la Fiat mette in vendita nel 1955 ottenendo un immediato successo.
Vengono allestiti e testati prototipi a benzina a quattro tempi con due cilindri raffreddati ad aria, in varie configurazioni: a camere di combustione in testa e a camere laterali, ad alberi a camme in testa e ad alberi a camme nel basamento con punterie ad aste e bilancieri, a cilindri paralleli e a cilindri contrapposti, a disposizione longitudinale e a disposizione trasversale.
La scelta definitiva cade sul motore longitudinale a due cilindri paralleli con camere di combustione a tetto in testa e punterie ad aste e bilancieri, due valvole per cilindro, raffreddato ad aria forzata, 479 cm³ di cilindrata; eroga 13 cv. Non riuscirà mai ad essere del tutto priva di vibrazioni a causa della scelta progettuale dei pistoni affiancati; si sopperisce montando il motore a sbalzo su una piccola sospensione a molla ancorata alla traversa posteriore che diverrà subito una tra le caratteristiche più note della 500. Fu un capolavoro di “economia”, il filtro dell’olio in asse con l’albero motore permise grosse semplificazioni, l’albero a gomiti in ghisa fusa anziché in acciaio fucinato.