Il weekend dell’Artic Route Adventure
Neve, neve e ancora neve. Sembra che nei fiordi occidentali non riusciamo a trovare altra condizione atmosferica. Ma va bene così, d’altronde siamo in Islanda e sapevamo molto bene a cosa andavamo incontro. Questa mattina abbiamo dato un’occhiata al sito islandese che aggiorna in tempo reale la situazione delle strade dell’isola e ci siamo resi conto che la nostra tappa odierna non sarebbe stata affatto facile. Le strade erano infatti segnate in nero, che significa “estremamente difficile da attraversare”, con la postilla di forte vento in quota. Come se non bastasse si trattava di strade sterrate e i proprietari dell’albergo, che ieri sera sono stati con noi a cena, ci hanno sconsigliato di affrontare il viaggio o di fare il giro lungo, utilizzando strade più sicure, o addirittura di rivedere completamente i nostri piani e di non passare per Isafjördur, il nostro arrivo prefissato. Hanno aggiunto che il sabato infatti, in Islanda, è giorno di festa e che quindi spazzaneve e soccorso stradale non sarebbero intervenuti subito in caso di problema.
Dopo un rapido briefing abbiamo deciso di tentare comunque e, laddove avremmo incontrato strade impraticabili o pericolose da affrontare, avremmo fatto retromarcia. Riempito i serbatoi siamo tornati indietro sulla statale 62 e quindi abbiamo svoltato per la 60 in direzione di Isafjördur, la città più importante di tutto il Vestfirdir, la regione a nord-ovest. Il primo tratto di sterrato è stato facile e non abbiamo incontrato alcun tipo di problema. Le avvisaglie che la strada non sarebbe stata una passeggiata però le abbiamo avute quando abbiamo iniziato a salire di quota, con la neve che si faceva sempre più minacciosa. Con estrema cautela abbiamo continuato notando che più continuavamo a salire e più la neve copriva l’intero manto stradale e addirittura i paletti gialli posti a delimitare la carreggiata. Ad un tratto Stefano e Roberto, che erano nella prima macchina e ci facevano strada, si sono fermati perché la visibilità era di molto ridotta e soprattutto la neve davanti era troppo alta e si rischiava di rimanere bloccati. Valutata la situazione abbiamo alzato l’assetto della vettura e Fabrizio, alla guida della GTS, ha provato a superare il punto critico dando così la traccia alle altre vetture che lo seguivano. Ma proprio sul più bello, mentre la nostra auto sembrava procedere così bene sopra la neve, ecco che la stessa si imbarca e si blocca nella neve. I tentativi di andare in avanti o indietro sono risultati vani e neanche la forza di spinta di 6 paia di braccia hanno potuto niente, la GTS non ne voleva sapere di muoversi. Ci siamo allora armati di pala tentando di rimuovere un po’ di neve da sotto la pancia dell’auto e da vicino gli pneumatici ma anche questo tentativo non è andato a buon fine. Tolta altra neve e posizionando dei tappeti affianco alle gomme – in modo che queste gomme grip – abbiamo notato che la vettura sussultava e che quindi eravamo sulla strada giusta. Con tanta pazienza e un po’ di spinta all’ennesimo tentativo siamo finalmente riusciti a togliere la GTS dalla neve. La decisione a quel punto era se insistere su quel tratto di neve o se tornare indietro. Roberto si è avventurato a piedi oltre la strada cercando di capire se la situazione, qualche metro dopo, era buona o meno. Per fortuna la neve diveniva più dura e soprattutto a darci la speranza è giunta una macchina dalla parte opposta che ci ha garantito che la strada verso Isafjördur era affrontabile. Se il problema della GTS aveva innescato un malcontento generale la notizia ci ha rinvigorito e ci ha dato l’energia di cui avevamo bisogno per provare a superare quel difficile tratto di strada. Fabrizio è rimontato sulla GTS ed ha affrontato deciso la neve, superandola con stupefacente facilità. Da lì il gioco è stato facile e in poco tempo anche le altre due Cayenne S sono riuscite nell’impresa che solo qualche minuto prima sembrava insuperabile. La destinazione non è mai stata così vicina e Isafjördur è stata raggiunta con facilità, anche con qualche sosta nella discesa per foto e riprese.
Isafjördur, che tradotto significa “fiordo di ghiaccio”, si trova su una lingua di terra all’interno di un fiordo, in posizione riparata circondata da alte montagne in tutti i punti cardinali. Si tratta di una città mediamente grande per l’Islanda – circa 4000 abitanti – e una volta sistematici in hotel abbiamo fatto una passeggiata per conoscerla meglio. Nel frattempo era uscito il sole ed il vento era calato.
Isafjördur ospita la casa più antica d’Islanda, la Tjöruhùsid, costruita nel 1743 a ridosso del porto, ora un museo della pesca. Si ha una parte antica, vicino il porto, e una moderna, che si allunga verso la costa. Ha un porto punto di riferimento per la pesca e per le navi da crociera che in estate attrccano qui invadendo la città di turisti. Oggi è sabato e quindi dopo la cena proveremo a fare un po’ di baldoria insieme agli islandesi festeggiando la nostra avventura e l’accoglienza di questo popolo. E domani si riparte!